martedì 4 ottobre 2016

Referendum: qualche riflessione

refe
Referendum.
Riforma: debole (nessun vero cambiamento). 
Ragioni del SI: poverelle (tanto pe cambia').
Ragioni del NO: inconsistenti (la riforma non è in grado di stravolgere nulla, anzi, una svolta autoritaria e un riduzione della democrazia sembrerebbero motivi per il SI visto come vanno le cose con l'attuale sistema).
Quindi chi vota NO in realtà farebbe proprie le ragioni semplicistiche del SI ovvero "così non cambiamo nulla" e di contro chi vota SI lo farebbe proprio perché vede nei presagi del NO (oligarchia, meno democrazia,ecc. ecc.) un qualche futuribile miglioramento del sistema paese. 
All'atto pratico la vittoria del NO nel congelare la Costituzione cosi com'è per i prossimi 10-15 anni favorirebbe una coalizione trasversale per la riforma in senso assolutamente proporzionale della legge elettorale riportando il paese agli anni '80 (subito prima di tangentopoli, periodo che molti rimpiangono, Craxi, il pentapartito, il manuale Cencelli per la spartizione di tutto, che bei tempi direbbe Checco). 
A livello internazionale sarebbe la solita figuraccia (italiani: spaghetti mandolino dire cosa e poi fare altra) ma tanto ci siamo abituati.
La vittoria del SI invece potrebbe - non subito, ma in un futuro possibile - permettere che si arrivi ad una situazione politica di relativa stabilità ed ad una riforma più strutturata della Costituzione e delle istituzioni nel loro complesso, ad apportare dei correttivi al sistema comunque necessari; ma si tratta di una scommessa. 
Propongo una diversa formulazione del quesito (lo so che non si può fare):
"Scommettete che il testo, scritto male e di non facile lettura, della legge costituzionale concernente disposizioni per favorire una stabilità politica ed una possibile svolta autoritaria, il minimo contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e l'accentramento di maggior potere allo Stato, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016, possa portare cambiamenti favorevoli al futuro dell'italia ?" 
Per me vale la pena di provare, tanto peggio di così....

mercoledì 13 luglio 2016

Del bene e del male

Il disastro ferroviario di Corato lascia letteralmente atterriti. 
Una tragedia evitabile se si fosse fatto ricorso alle tecnologie disponibili ma li, in quel tratto, si viaggiava ancora come 70 anni fa.
E' partita la caccia ai responsabili, sicuramente si tratta di un errore umano visto che la tecnologia questa volta si può dire praticamente assente, mentre un guasto, una fatalità, possono essere a volte un buon sollievo per le coscienze. 
Si dirà che gli uomini sbagliano, in modo più o meno grave, spesso assolutamente in buona fede, altre volte per stanchezza, pigrizia, leggerezza od altro. Si sta già cercando di ampliare la platea dei responsabili, di quelli che potevano prevedere, pensare, fare, finanziare, appaltare, ecc. ecc.  e invece non lo hanno fatto. 
Mi viene quindi da riflettere sulla enormi difficoltà che si incontrano ogni giorno per fare bene, per fare del bene, in una lotta spesso impari contro il male. Ogni giorno molti operano per il bene degli altri, comunque credendo di operare in tal senso, ed allo stesso tempo trovano continui ostacoli, difficoltà, imprevisti. Qual'è l'origine di queste difficoltà se non un male diffuso, spesso impalpabile, che origina tutto nell'egoismo individuale, nel più o meno bieco interesse di molti, tanti, troppi. C'è poi un male riconducibile ad un conflitto tra valori quando in un confronto tra obiettivi, desideri scopi, l'ordine delle cose viene stravolto, e si da più importanza ad una cosa che ad un'altra secondo una visione soggettiva che non tiene conto dell'insieme.
Il capostazione che ha fatto partire il treno pensava sicuramente di fare bene, di ridurre le attese, di far aspettare meno i viaggiatori ma forse ha letto male, o ha capito male, magari un numero, un orario. La stanchezza, il caldo. 
Ma se non era nelle condizioni non doveva stare li... troppi straordinari..? 
Ci si domanderà: ma voleva guadagnare di più il singolo (gli stipendi bassi, il bisogno) ? o è l'azienda che risparmia sul personale (le poche risorse, la mala gestione, gli stipendi dei dirigenti, i mancati incassi) ?
La causa di tutto è probabilmente riconducibile ad un piccolo male od alla somma di piccoli mali.
Se non pago il biglietto o non pago le tasse io sono un pochino più ricco ma l'azienda ferroviaria ha meno soldi per i lavoratori, per la sicurezza, per gli investimenti, il capostazione sbaglia ed i treni vanno a sbattere.
Se non voglio che il mio terreno sia espropriato per fare le opere (un secondo binario) io alla fine forse sarò un po' più ricco ma nel frattempo la ferrovia rimane meno sicura ed i treni vanno a sbattere.
Se voglio fare qualche soldo con i lavori farò di tutto per prendere l'appalto, ricorrerò, bloccherò, denuncerò, corromperò; sarò un po' più ricco anche se si dovrà riscrivere, decidere, deliberare, correggere ed i lavori tarderanno. Ed i treni intanto vanno a sbattere l'uno contro l'altro.
Se voglio essere rieletto devo migliorare le cose li dove sono i miei elettori, o dove gli elettori sono di più, ed allora certe cose possono aspettare, certi interventi si possono rimandare, non si possono buttare ora i pochi soldi in infrastrutture secondarie. Si torna purtroppo a pochi soldi per i lavoratori, per la sicurezza, per gli investimenti, il capostazione sbaglia ed i treni vanno a sbattere.
Se voglio viaggiare meglio voto chi mi promette investimenti, chi usa le mie tasse come dico io, nella mia città, non chi si impegna per un binario sperduto nella poco abitata pianura pugliese. Il mio piccolo bene è in realtà un piccolo grande male perché i treni, non solo in Puglia ma in tutti i posti un pò abbandonati, continueranno a sbattere.
Ma se le cose stanno così ha veramente senso puntare il dito contro il singolo? Penso che la frase "individueremo i responsabili" debba essere tradotta in "individueremo i capri espiatori" perché di quello, quando tutti nel proprio piccolo sono responsabili, si ha sempre un grande bisogno.


lunedì 27 giugno 2016

Una proposta strategica per il Presidente Renzi

Il Presidente del Consiglio naviga in acque molto difficili. Il risultato delle recenti elezioni amministrative che hanno dato ai Cinquestelle il governo di due città "capitali" sono il segnale di una "convergenza" contro l'attuale governo di tutte le forze di opposizione. Un voto "contro" che mette in secondo piano "tutto",  qualsiasi fatto positivo scompare di fronte ad una qualsiasi piccola stonatura, ad un qualsiasi problema ancora da risolvere, anche di fronte all'inesperienza ed ai rischi dello scegliere un'alternativa di rottura dai contorni indefiniti. 
In questo quadro Renzi costituisce per tutti un comodo parafulmine dove dirigere e scaricare tutti i problemi del paese. Mai come in questo periodo va di moda il detto "piove, Governo ladro"; è sempre e comunque colpa del Governo che sbaglia sempre e se dovesse, per caso, fare bene, è per l'appunto solo un caso. 
In questo clima il partito del "no" al referendum costituzionale ha ed avrà vita veramente facile; anche la minoranza interna del PD cerca visibilità con i distinguo, si prepara a sfoderare un "l'avevamo detto" secondo il principio - parecchio cinico - che una vittoria di Pirro è sempre meglio di una sconfitta (dimenticando che poi segue una sicura sconfitta). 
Legare poi il proprio futuro politico agli esiti del referendum costituzionale non è stata una mossa vincente per il Presidente;  ha assicurato alle opposizioni una comoda alternativa - rispetto alla sfiducia - per arrivare alle dimissioni del Governo ed al voto anticipato; quando pur di assicurare l'attuale "stabilità di governo" è dovuto scendere a diversi (anche troppi) compromessi. Ha dimenticato che l'obiettivo delle opposizioni è sempre è comunque votare il prima possibile (gli atteggiamenti "responsabili" in genere non premiano perché l'elettorato ha memoria cortissima) per cui l'equazione "la gente vuole cambiare, sarà con me" si è trasformata in "la gente non è con te, cambiamo te e le riforme - buone o cattive - possono attendere".
La recente Brexit, che da un lato ha rincuorato il fronte euroscettico, pone di nuovo il Governo nella posizione di facile bersaglio, i risultati saranno comunque scarsi e le promesse disattese, e se proprio non si potranno negare i successi si cercherà di attribuirli ad altri, magari alle opposizioni.
Tutta questa situazione è probabilmente dovuta ad una debolezza di fondo dell'esecutivo che, nonostante tutto, rimane un governo della prima Repubblica, frutto di accordi parlamentari tra i partiti, e non un governo plebiscitario espressione della volontà popolare (premierato, presidenzialismo, ecc.) che sembra, a detta degli esperti, andare tanto di moda nelle democrazie più avanzate.
Come può Renzi uscire dall'angolo dove si ritrova rinchiuso (almeno in parte per colpa sua) e dove, dopo aver incassato un mare di colpi, non lo aspetta altro che il knock out di ottobre con l'inevitabile sconfitta al referendum?
In Parlamento, anche se si tende a dimenticarlo, non ci sono i numeri per fare nulla e quello che il Governo è riuscito a fare lo ha fatto "forzando la mano" con i voti di fiducia. Più volte è dovuto scendere a patti, trovare soluzioni di compromesso, sporcarsi le mani, fare scelte anche impopolari.
Anche la minoranza interna continua nell'opera di "logoramento" del Segretario che, indebolito, arriverà al congresso già sconfitto. La difficoltà del "doppio incarico", la richiesta (velata) di dimissioni dalla segreteria, sono segnali evidenti d'insofferenza e di una prossima resa dei conti.
In questo scenario la fine del governo Renzi, ed in senso lato della sua carriera politica, è solo questione di tempo. Sembra di leggere qualcosa di simile a "Cronaca di una morte annunciata" di Màrquez.
Che fare? Forse l'unica via di uscita è un brusca accelerazione. Quando il motore è ingolfato bisogna spingere violentemente sull'acceleratore. Rovesciare il tavolo. Fare quello che gli altri non si aspettano e contraddire se stessi. Accantonare parole come stabilità, responsabilità, continuità e, non ancora sconfitto, abbandonare il campo. Ma non la segreteria (ha vinto contro Bersani, ha il voto popolare).
Dimissioni del Governo. Preso atto delle posizioni interne al Partito che, seppur minoritarie, inneggiano al cambiamento, si sale a Colle e si depositano le dimissioni nelle mani del Presidente. Una bella crisi extraparlamentare da prima Repubblica. Al buio.
Si lascia libero il campo per spersonalizzare il tema delle riforme e si rimanda la palla al Parlamento che, sovrano, dovrà trovare una via d'uscita dalla crisi.
Il Presidente della Repubblica lascerà in carica il Governo per l'ordinaria amministrazione e aprirà formalmente la crisi di Governo. 
Le consultazioni. In luglio. Al caldo.
Un governo balneare ? Un mandato esplorativo ? E poi a chi? Larghe intese? Governo del Presidente? Governo tecnico?  E la chiusura delle Camere (le ferie dei parlamentari)?

Tutta l'ingovernabilità della prima repubblica su tutte le pagine dei giornali (riecco il teatrino). 

Tutti i Partiti in Parlamento (M5S incluso, ormai è una forza di governo nelle grandi città, "responsabile") sotto processo dai media, nelle fauci dell'antipolitica. Apertura estiva straordinaria della terza camera (Vespa).

Scenari: 

  • in agosto o in settembre secondo incarico a Renzi. Non cambia nulla ma Renzi ne esce molto rafforzato e può scaricare, anche in caso di insuccesso, le responsabilità su tutti gli altri (irresponsabili);
  • governo di transizione, o balneare. Difficile trovare in numeri alla Camera dove ci sono ancora troppi Renziani ma non impossibile. Comunque vada Renzi può giocare  da segretario del PD il suo ruolo ed appoggiare - quasi dall'esterno, il SI alle riforme, il SI al cambiamento, e poi si vedrà;
  • si sciolgono le Camere, elezioni a ottobre o novembre. Governo in carica per altri tre mesi. Situazione invariata rispetto alla situazione attuale ma senza la preventiva sconfitta al Referendum e con molta più confusione ed incertezza, tutte cose che spingono verso il SI al referendum e per un voto più "ragionato", e poi si vedrà;
  • ci sarebbe la possibilità di un accordo trasversale M5S e tutto il resto contro il PD (è successo a livello locale) ma sembra veramente improbabile a livello nazionale.

Un azzardo. 
Fantapolitica.
Si, decisamente. 
Però... da un fan di House of Cards uno un pochino se lo aspetta.