martedì 5 maggio 2009

Tra moglie e marito

E’ il caso di prendere spunto dalla vicissitudini familiari del nostro Presidente del Consiglio per affrontare un tema di grande importanza per la politica: il confine tra pubblico e privato. La prima domanda da porsi è se esiste veramente un confine tra la due sfere, o se piuttosto tra la vita pubblica e la vita privata non vi sia soluzione di continuità e l’unica separazione è qualche volta solo fisica, costituita dalla schermatura delle pareti domestiche, il pubblico fuori ed il privato dentro.

Spesso qualche personaggio apre le porte della sua abitazione alla stampa e rende pubblico una parte del suo privato; questa sua “apertura” è più o meno ampia a seconda dei casi, dettata della convenienza del momento. Anche le situazioni personali, le malattie, gli orientamenti sessuali (sicuramente “dati sensibili”, tutelati dalla legge) vengono in certi casi, per vari motivi, resi pubblici.

La distinzione tra pubblico e privato probabilmente è la distinzione tra quello che è inevitabile o opportuno sia di pubblico dominio e quello che voglio resti a conoscenza di una ristretta o ristrettissima cerchia. Come i “dati sensibili” anche le informazioni “private” sono notizie che, per una serie di motivi molto complessi, sono in grado di alterare e in certi casi pregiudicare l’opinione degli altri. Chi fa vita pubblica rende manifeste le sue attività pubbliche e decide poi se tutelare (o ostentare) per quanto possibile la sua sfera privata e familiare.

In passato si preferiva in genere non sottoporre al giudizio altrui il proprio menage familiare; oggi la politica-immagine impone una maggiore trasparenza e, se si ostenta il successo familiare (la moglie, i figli) per ottenere il consenso, allo stesso modo i fallimenti - che si verrebbero conservare nella sfera “privata” - diventano di dominio pubblico e vengono sottoposti al giudizio collettivo.

Negli Stati Uniti il Presidente non ha di fatto una sfera privata. Ogni fatto della sua vita presente e passata è pubblicato e sottoposto al giudizio degli americani. Ogni sua scelta (anche il cane) è analizzata e giudicata allo stesso modo in cui si giudica il vicino che veste male, e tiene alto il volume della televisione e magari rincasa sempre tardi (e vorrebbe pure essere eletto amministratore del condominio). Il giudizio sull’uomo, sulle sue capacità, sulle sue peculiarità, è un giudizio a tuttotondo, che coglie ogni sfaccettatura.

Nel nostro paese nascondere difetti, vizi, errori, fallimenti, origini familiari, rientra in quella dicotomia tra essere e apparire che purtroppo è conseguenza da un lato da un atteggiamento protettivo della famiglia italiana che “lava i panni sporchi in casa” e dall’altro da una propensione voyeuristica che ne costituisce una contro-reazione.

Oggi il Presidente Berlusconi subisce le conseguenze delle sue scelte, ha utilizzato a suo tempo i suoi successi imprenditoriali e familiari per costruire la sua carriera politica, ha reso la politica più immagine che contenuti, ed oggi tra lui e la sua signora si ritrova tutto il paese, che vorrà capire, giudicare, valutare. Il leader, il capo indiscusso, non ha “privato”. Come riferimento unico e concentrazione del potere è spesso “pubblico” in tutte le sue manifestazioni . Il Partito Democratico effettivamente manca di un leader con tali caratteristiche, con ogni probabilità perché nessuno è disposto a rischiare di coinvolgere familiari ed affetti in quello che diventerebbe uno scontro più “personale” che politico. L’unica speranza , a breve, è che il Presidente Berlusconi, così come l’ha costruita nel “privato”, autodistrugga “privatamente” la sua leadership e si torni da uno scontro tra “personaggi” ad uno scontro tra idee…con una “separazione per colpa" mi sembra sulla buona strada.