martedì 19 ottobre 2010

Lo zio di Sarah 3 - CENTRO !!!

LE AZZECCO TUTTE !!

(rif. post precedente)


da REPUBBLICA DEL 20-10-2010

IL DELITTO DI AVETRANA

"Lo zio Michele dormiva
mentre Sarah veniva uccisa"

Nuova ipotesi dei pm sul ruolo di Sabrina: "Mentre lei litigava con la cugina, il padre era a letto". I Ris: sul telefonino della ragazza uccisa le impronte di più persone. Ombre su Cosima, forse sapeva

lunedì 18 ottobre 2010

Lo zio di Sarah 2

A dimostrazione del fatto che uno dei rischi più grandi della pena di morte è che non risulta difficile far fuori la persona sbagliata, a distanza di pochi giorni si scopre che lo zio della povera Sarah, che molti avrebbero all'istante eliminato dalla faccia della terra, con ogni probabilità ha un ruolo probabilmente secondario in tutta la vicenda.
Se le cose vanno come sembra alla fine del processo l'unica responsabilità per il "mostro", tolto di mezzo anche il vilipendio, sarà solo l'occultamento di cadavere ed il favoreggiamento che però, trattandosi della figlia, temo che neppure sia perseguibile.
Pero il "mostro" esiste, ed a questo punto è la cugina Sabrina.
Fredda, sfacciata, volitiva, decisa, determinata, anche coraggiosa.
Probabilmente il suo è il profilo (si sente che vedo Criminal Minds :-) ) di un boss della mafia, un padrino. Il padre Michele è solo un succube devoto picciotto a cui spetta, poverino, il compito di "fare pulizia" a cose fatte. Ed è lui il pentito, l'infame che non ha retto e, pieno di rimorsi, si è trasformato, alla fine, in un collaboratore di giustizia.
Inizio a pensare che è sempre bene diffidare dalle persone come Sabrina, troppo, troppo sicure di sé.

venerdì 8 ottobre 2010

Pena di morte per lo zio di Sarah ?

Colgo l'occasione del terribile epilogo della storia della povera Sarah Scazzi per una riflessione. In rete ho osservato che si è subito accesa la discussione su cosa farne adesso dello zio orco.
C'è chi suggerisce di spingerlo al suicidio, chi lo vorrebbe lasciar linciare dalla folla, e via dicendo. Qualche deficiente, ho letto, ha pure pensato di creare un fan club del mostro su FB (che spiritosi, che umorismo), che è stato ovviamente subito chiuso dalla polizia postale... come è noto la madre dei cretini è sempre incinta.
Fatti così gravi riaccendono sempre le diatribe sull'opportunità, in certi casi, di fare ricorso alla pena di morte. In realtà si tratta, a mio giudizio, di un falso problema non essendo la pena di morte sempre adatta a regolare i conti.
In una visione medioevale, molto religiosa, la pena di morte ha funzioni "espiatorie". E' stato commesso un reato gravissimo per il quale è scontata la dannazione eterna e solo il pentimento e l'anticipato ricongiungimento con il Creatore può considerarsi una soluzione adeguata (la Chiesa ha tagliato teste per secoli seguendo questo principio). In quest'ottica la pena di morte suona quasi come un'opera meritoria finalizzata a salvare un'anima disperata.
Dal punto di vista di molti contemporanei, per i quali la morte rappresenta solo la fine delle vita, ovvero il suo "accorciamento", la pena di morte assume aspetti compensativi (non sapendo come farti ripagare i danni ti privo della vita che ti resta, probabilmente il tuo unico bene, ammesso che valga qualche cosa). L'ergastolo che è ritenuta una pena inferiore rispetto alla morte, ma forse non lo è, ha invece lo scopo di privare di valore la vita, vita che da recluso in carcere perde molto del suo significato (cfr. http://urladalsilenzio.wordpress.com/ il blog degli ergastolani).
E' mia convinzione che il sistema delle pene dovrebbe spostare l'attenzione dal reato al reo.
Il codice analizza i reati e poi valuta per graduare la pena (aggravanti e attenuanti) una serie di condizioni al contorno tra cui, ma solo tra le altre, le condizioni individuali del reo.
Per certi individui la pena, qualsiasi essa sia, potrebbe spesso non costituire alcun deterrente.
Alle anime perse, individui che per fatti personali, per cultura, per condizioni familiari, a causa a volte di una malattia, perdono il significato della propria vita, il carcere, ma anche la morte, appare come un rischio assolutamente accettabile.
Il trade off tra la soddisfazione di un bisogno, malato e perverso che sia, soddisfazione questa ottenibile a danno di altri (e qui ecco il reato, il dolo), e il rischio di una qualsiasi pena, porta gli individui che hanno poco o nulla da perdere a commettere le più grandi aberrazioni. E' questo il caso dei pluriomicidi, dei killer della mafia, dei balordi della criminalità organizzata per i quali, leggasi l'ottimo Saviano in Gomorra, la morte violenta è data quasi per scontata come contropartita di attimi di piacere, di donne ed auto da corsa.
Ma non è questo il caso.
Lo zio della povera Sarah voleva soddisfare un bisogno perverso, dare seguito ad una sua immaginazione (questo apre il fronte a questioni sull'educazione alla sessualità su cui soprassiedo), ed il rifiuto netto aveva improvvisamente trasformato il suo approccio in un reato, inizialmente piccolo (molestie), che lo avrebbe visto prima denunciato ai familiari e poi allontanato dalla famiglia, il tutto sotto gli occhi scandalizzati dei suoi compaesani.
Un individuo del genere, per quello che ho potuto capire dal ritratto ricavabile attraverso i giornali, ha visto terminare la sua vita in quell'istante; se la nipote lo avesse denunciato la sua già povera vita - nella sua mente - non sarebbe valsa più nulla o quasi. Allora ha ucciso la nipote per "salvarsi". Avrà pensato "o io o lei" e - ed è questo che è la parte più terribile - ha scelto "è meglio lei". E tutto il resto segue in maniera quasi automatica, per certi versi vendicativa, probabilmente con un idea fissa nel cervello: "'sta pu.. mi voleva denunciare... mi voleva denunciare.. mi voleva denunciare".
Poi dopo pochi giorni, quando sono iniziate le ricerche e la fotografia della nipote è apparsa in ogni dove come un fantasma dall'aldilà, deve aver recuperato un minimo di consapevolezza e nel rivalutare quel "o io o lei" si deve essere accorto della sproporzione delle grandezze a confronto ed è stato sopraffatto dal rimorso.
Ritengo in questo caso che la pena di morte, alla quale non sono del tutto contrario, visto il soggetto, potrebbe costituire solo uno sconto di pena.
La pena giusta è il prolungamento indefinito di quello che sta già scontando da qualche settimana, deve avere costantemente di fronte, senza però potervisi sottrarre, l'immagine della nipote morta e degli specchi perché quel "o io o lei" - l'attimo in cui la vita di tutti e due è terminata - gli torni costantemente davanti.
Non ci dovrebbe mettere molto ad impazzire.